Gustav Klimt e l’Oro di Ravenna

Nelle opere di Gustav Klimt (1862 – 1918) è facile scorgere da un lato l’accostamento di piccoli ornamenti (quasi tessere…

Nelle opere di Gustav Klimt (1862 – 1918) è facile scorgere da un lato l’accostamento di piccoli ornamenti (quasi tessere di un mosaico), e dall’altro la ricchezza e l’opulenza resa attraverso l’uso decorativo dell’oro; non tutti però sanno che le caratteristiche di questo stile legano strettamente uno dei più grandi artisti del Novecento alla città che fu capitale dell’Impero Romano d’Occidente, Ravenna.

Agli inizi del secolo scorso Klimt aveva raggiunto la fama e la ricchezza che solo i più grandi artisti europei potevano sperare, e proprio in quel periodo, nel Maggio del 1903 per l’esattezza, in occasione di un viaggio in Italia, visitò Ravenna e qui ebbe modo di ammirare l’arte sviluppata dai maestri ravennati nell’accostare le minute tessere dei mosaici bizantini.

Gustav Klimt

 

L’artista austriaco, corpulento, pigro e, a detta di chi lo conobbe, anche ipocondriaco, si spostava raramente da Vienna, ma il Klimt abile mosaicista restò così folgorato dalla luce dell’antica Bisanzio che brillava nei mosaici di Ravenna, da ritornarci nel Dicembre dello stesso anno.

Da quel momento, e fino alla fine della sua vita, l’oro, incorruttibile, eterno ed inalterabile, che già aveva fatto la sua comparsa nelle opere di Klimt (non per niente suo padre, Ernst Klimt, era un orafo), acquista una forte valenza espressiva e fornisce la trama cromatica principale dei suoi quadri: inizia il cosiddetto “Periodo d’Oro”.

Due sono le cartoline spedite alla madre dalla città sul mare, l’ultima, datata 2 Dicembre 1903, nella quale scrive: “A Ravenna vi sono molte opere modeste ma i mosaici sono di incredibile splendore”.

Sono questi gli anni in cui Klimt si dedica al mondo della bellezza e crea opere come “Le tre età della donna” (1905) “Il Bacio” (1908).

E’ affascinante immaginare il geniale pittore muoversi lungo il percorso di monumenti che si snoda attraverso la città e nella sua immediata periferia e … come non iniziare la nostra “passeggiata” dalla Chiesa di San Vitale davanti alla quale il nostro compagno di viaggio ci avrebbe suggerito di porre attenzione alle “ardite” forme influenzate dall’arte orientale, agli effetti di luce ed ombre che rendono grandiosa la struttura, ai marmi, alle decorazioni, ai pilastri, agli archi … ma sono soprattutto agli splendidi mosaici.

Il Labirinto

 

E … solo un altro suggerimento di Klimt, un piccolo e poco conosciuto gioiello della basilica, un labirinto raffigurato sul pavimento di fronte all’altare: è un percorso “di purificazione” che conduce al centro del tempio e che … quando lo si percorre … fa sentire più “leggeri”.

Continuiamo a seguire Klimt passeggiare per Ravenna e giungere davanti al Battistero Noeniano.

Certamente dovette scendere qualche gradino perchè l’edificio nel corso degli anni si è notevolmente interrato e forse rimase un po’ deluso quando, una volta entrato, i suoi occhi si abituarono all’oscurità e videro che di tutto ciò che stava alle pareti, decorazioni, affreschi … non rimaneva più nulla.

Ma alzando lo sguardo … la cupola ancora oggi conserva uno splendido mosaico che rappresenta il battesimo di Cristo. 

Le tre età della donna

 

“Camminando” ancora entrò nel Mausoleo di Galla Placidia: dominato da un “cielo” con una croce latina al centro, sfoggia una miriade di stelle (570) dorate, incastonate nel blu intenso della cupola sul quale spiccano i simboli dei quattro Evangelisti. Un’atmosfera terribilmente suggestiva, in netto contrasto con la luce esterna, che evoca il chiarore notturno e che ispirò anche i versi di D’Annunzio (“glauca notte rutilante d’oro”).

Molti anni dopo, quella stessa luce avrebbe suggerito a Cole Porter la celebre melodia di Night & Day: anche lui, in viaggio di nozze a Ravenna, alla fine degli anni ’20, rimase talmente colpito dall’atmosfera, che compose la sua famosa canzone pensando al cielo stellato del piccolo Mausoleo.

Giorgia Lagosti