L’arte della guerra con le carte: Maraffone o Beccaccino?

Maraffone o Beccaccino. Si gioca in quattro, ossia in due coppie. Ogni giocatore è affiancato dai due avversari e fronteggiato dal compagno….

Maraffone o Beccaccino. Si gioca in quattro, ossia in due coppie. Ogni giocatore è affiancato dai due avversari e fronteggiato dal compagno. Si usano le carte romagnole.

I quattro ne hanno in mano dieci e ne buttano una ciascuno, uno alla volta, in senso orario. Le regole del Tressette si mescolano a quelle della nostrana Briscola.
La “marafona” invece è la cricca, vale tre punti e  significa che un giocatore ha in mano asso, due e tre del seme dichiarato vincente.

Sia che lo si chiami Maraffone o Beccaccino, espressione dell’identità di quella terra cordiale e aperta, generosa e passionale che risponde al nome di Romagna, vero motivo di vanto per i suoi abitanti, non è solo un passatempo che i romagnoli, di nascita e di spirito, portano nel sangue, bensì una vera e propria tradizione con alla base un sano principio: Alteo Dolcini, negli anni Settanta sul libro “Il Principe di Romagna”, un testo che si snoda tra regole, gergo e trucchi del celebre gioco e che racconta la storia delle sette partite più belle, giocate da prelati e capitani, politici e imprenditori, senza farsi mancare un protagonista d’eccezione come Fellini, vi vedeva motivo di forza ed orgoglio, tanto da considerarlo un importante canale di diffusione della cultura romagnola nel mondo.

Maraffone o Beccaccino: il gioco al bar

 

Le sue origini vanno certamente ricercate nelle serate in taverna o all’osteria, dove in passato gli uomini, e solo gli uomini, si recavano con assidua regolarità e dove perdevano qualsiasi “etichetta” di rango: chiunque fosse il compagno di partita, gli si potevano “rovesciare addosso” grida e improperi. Con in mano le carte logore dal tanto uso, capitava di sentir dare del “patacca” al ministro che giocava con l’operaio o con il contadino, magari analfabeti, ma che non sbagliavano mai un calcolo. E ce n’era da contare a memoria, ce n’era di intelligenza da mettere in gioco, ne serviva di astuzia per capire la strategia della coppia avversaria!

Sempre citando Dolcini … “Il giocatore di Marafone è un uomo libero, è un uomo senza classi, è un uomo al di sopra di qualsiasi convenzione”.

Maraffone o Beccaccino: Paul Cezanne

Geograficamente parlando, si crede che questo gioco abbia avuto origine in un’area compresa tra Forlì, Cesena, San Pietro in Vincoli, Russi e Faenza, ma … non impiegò molto a oltrepassare i confini della regione. In Romagna infatti, a Maraffone o Beccaccino (a Forlì si chiama Maraffone mentre nel ravennate Beccaccino) giocavano tutti e chi passava di qui ne rimaneva folgorato. Se si cedeva alla tentazione di imparare, era difficile tornare indietro.

Ne sa qualcosa Roberto Benigni, che anche in tempi recenti, quando risiedeva a Cesena, si vedeva spesso, in coppia con la moglie Nicoletta Braschi, a giocar partite infuocate con i vicini romagnoli.

Ad accompagnare tutto ciò, c’erano, ci sono e ci saranno sempre … grandi bevute di Sangiovese.

Giorgia Lagosti