Le cronache estive dei primi anni ‘50 erano cadenzate dalla vita della Cesenatico di quei tempi: quella balneare, spensierata, serena e a dimensione di famiglia, quella culturale che poteva fregiarsi di nomi come Marino Moretti o Zancanaro o Dario Fo.
Poi si parlava tanto di sport: nel 1954 arrivò il giro d’Italia, nel ‘55 il ritiro della nazionale di sci, nel ‘56 i giovani tennisti italiani sfidarono la nazionale francese.
Facevano notizia i grandi calciatori in vacanza, i personaggi dello spettacolo e della televisione.
Ma l’immagine di una nuova Cesenatico veniva veicolata anche attraverso l’impronta edilizia.
E dunque, nei servizi speciali dalla Romagna, fu dato largo spazio alle colonie estive, alla sistemazione dei vialetti marini, alla costruzione del nuovo Palazzo Comunale di Giò Ponti e a quello del Turismo di Saul Bravetti.
Ma sopra a tutto, nel ’57, in cronaca arrivò il Grattacielo: in tanti titolarono al primo, favoloso, vero protagonista sulla scena della nascente Diva Cesenatico.
Inizialmente si lasciò credere che avrebbe avuto 30 piani, che non avrebbe tolto lustro ai “fratelli” di Milano, che avrebbe rispettato il primato morale della capitale cementizia.
Poi … 125 metri d’altezza, 33 piani con 120 appartamenti, ristorante, bar, saloni di soggiorno e feste, negozi, istituti di bellezza, lavanderia, autorimesse, terrazze panoramiche.
Certo, furono “leggere” e futili le polemiche che ne scaturirono, ma ravvivarono la cronaca, le ridiedero un colore nuovo, un tono estroso che era andato sfumando nel successo senza imprevisti degli ultimi anni.
Si disse addirittura che i grattacieli milanesi ne rimasero impermaliti.
Chiunque, muovendo da Ravenna e percorrendo la statale Adriatica in direzione di Rimini, appena pochi chilometri fuori le mura della “Città del Silenzio”, nella tarda primavera del 1957, rimaneva colpito dall’imponenza di una costruzione in fase di rifinitura che si stagliava alta nel cielo. Il grattacielo di Cesenatico emergeva dalla massa compatta del verde della piana che si estendeva per chilometri e chilometri lungo la sponda dell’Adriatico romagnolo.
Il progettista? L’ingegner Berardi di Lugo che, motivando la scelta di costruire grattacieli in località balneari (anche Cervia e Rimini “sfoggiano” costruzioni di sua ideazione), spigò che «tutto nasce dal desiderio di mettere in immediato contatto l’abitatore di un appartamento con la natura circostante: da qualunque punto di ogni piano del mio grattacielo infatti, si apre il panorama meraviglioso della pineta e del mare.
Sullo sfondo dell’entroterra, appare nitida e pittoresca, l’azzurra visione di San Marino … Si ha quasi la sensazione di dominare queste bellezze naturali: molto diverso sarebbe da una bassa villetta, tormentata dai rumori della strada e resa afosa dalla canicola … »
Giorgia Lagosti