Cesenatico e La Dolce Vita: la Storia – Atto Secondo

Erano gli inizi degli anni 50 e Primo Grassi … inventò il turismo moderno. Gettando le basi per lo sviluppo nel…

Erano gli inizi degli anni 50 e Primo Grassi … inventò il turismo moderno.

Gettando le basi per lo sviluppo nel trentennio a venire, sostenne il suo progetto con una tale quantità di idee che per i giornalisti che arrivavano a Cesenatico da tutta Europa, era sufficiente guardarsi intorno per trovare immagini da immortalare, particolari su cui soffermarsi, scrivere e … riflettere.

Gli inviati descrivevano una cittadina in piena e fervida ricostruzione, tutta impegnata a cancellare i disastri provocati dalla guerra, a guarire le profonde ferite subite nei combattimenti: si facevano sparire le macerie e il sole, il mare e la spiaggia tornavano ad essere fonte di lavoro e di reddito.

La Spiaggia - archivio Candoli

 

Si raccontava della vita che ritornava in riviera, della voglia di bagni e di divertimento, si scriveva del “vecchio” cuore del paese, dei pescatori e delle barche, di dove viveva Marino Moretti, di lui come uomo testimone e acuto critico di una realtà vera e radicata nella storia, nella memoria, nella letteratura e nella cultura.

Così … era del tutto naturale ritrovarsi nelle notti estive nella scuola dei giovani poeti che era nata sul Porto.

A Cesenatico si stabilì una sorta di comunità “culturale” delle vacanze che spontaneamente si ritrovava e creava una corrente creativa di idee e di progetti, concorrendo a promuovere il gusto e la cultura: per lo spettacolo Dario Fo e Franca Rame, Lina Volonghi e Carlo Cataneo, Tinin Mantegazza e la moglie Velia, Gino Bramieri, Walter Chiari e Paolo Ferrari, giornalisti come Pier Maria Paoletti, Alfonso Madeo e Marco Mascardi, Giorgio Ghezzi per lo sport, il conte cesenate Rognoni che celebrava le virtù della RomagnaAll’Azienda di Soggiorno tutti erano di casa, accolti e accuditi dal chi dedicava la vita alla città e alla sua immagine.

Poi l’arte … non mancavano mai nella sale dell’Azienda mostre d’arte: di casa era l’incisore veneto Tono Zancanaro.

Primo Grassi credeva fermamente che la “mano pubblica” dovesse creare e gestire i servizi strategici rendendoli anche modello per i privati: ecco allora che arrivò il Campeggio, grande, arioso, immerso nel verde ed attrezzato, situato proprio alle porte della città (perfetto per accattivare un turismo che oggi chiameremmo low cost e che in Romagna ha da sempre avuto folte schiere di estimatori), poi il Bagno Marconi sulla spiaggia, progettato da un noto architetto (Saul Bravetti), moderno e caratterizzato da ombrelloni radi e da file distanti, arioso ed accogliente, e ancora la valorizzazione delle Colonie, fra cui quella costruita su disegno di Vaccaro.

Come non citare poi la creazione del primo Delfinario della riviera, forse primo anche in Italia, locato in quel tratto della Vena Mazzarini che verrà poi ribattezzato Acquario.

Gino Bramieri

 

Ancora … l’Azienda si occupava delle Regate Veliche, dei Campi da Tennis, della sistemazione dei villeggianti e delle Manifestazione Artistiche.

Anche la cura del Parco di Pioppi, salvato dalla lì destinata discarica, ebbe una grande importanza sulla rivalutazione dell’ambiente e della natura.

Sul piano urbanistico si improntò una risistemazione radicale delle maggiori arterie cittadine che vennero asfaltate, mentre faceva notizia la grande strada fra Cesenatico e Gatteo Mare, primo tratto della progettata litoranea che sarebbe poi arrivata fino a Cattolica.

Infine la ristrutturazione del Centro Storico, del Porto Canale Leonardesco, il recupero delle Conserve.

E di tutto ciò … si parlava e si scriveva, tutto veniva immortalato e ripreso.

Un articolo della stampa di quegli anni, del “Giorno”, per mano del noto giornalista Pier Maria Poletti, scrive che a “Cesenatico le stanze si chiamano ancora Camere e non Zimmer”: significativa questa osservazione! Cesenatico non si piegava alle regole dei Tour Opeator (a differenza delle vicine Rimini e Riccione che imponevano l’apertura incondizionata verso il turismo di massa proveniente dall’estero). Cesenatico conservava “l’aria di famiglia”, romagnola.

Lo stesso giornalista prosegue: “Siamo sulla spiaggia che vanta il maggior numero di famiglie … “Made in Italy”.

Dario Fo all'Azienda di Soggiorno

 

Era confortante “girare” per le strade della città e, chiedendo un’informazione, non sentirsi rispondere “nix capire”: se a Cesenatico sembrava di fare le vacanze … in Italia era stata l’accorta politica della locale Azienda di Soggiorno che non si era abbandonata all’invitante boom di turismo straniero, inizialmente soprattutto tedesco.

Cesenatico ebbe due grandi punti di forza in quegli anni di veloci e spesso non pianificati cambiamenti sociali, economici e di conseguenza urbanistici, che ebbero vita lungo tutta la riviera romagnola: l’attività della pesca forte e radicata, orgogliosa e insita nel dna dei marinai e una minor presenza di capitali milanesi o bolognesi che altrove accelerarono lo sviluppo turistico e cancellarono i segni della tradizione.

A Cesenatico non arrivò il cemento brutalmente sostituito al verde e agli spazi aperti: qui le ville liberty continuarono a … respirare!

Vittorio Emiliano disse che la sola offesa al paesaggio marino e a Primo Grassi fu … il Grattacielo: quasi una rivalsa su quello più basso di Cervia e su quello più brutto di Rimini, diventò il simbolo del nuovo modello di turismo e della nuova identità della città.

Dario Fo, Franca Rame, Lina Volonghi, Cochi e Renato

 

Tornando all’accoglienza, “stratagemmi” per questa grande macchina di promozione furono anche piccoli accorgimenti. E’ entrato negli annali il banchetto offerto dall’Azienda di Soggiorno ai componenti della colonia svizzera il giorno della loro festa nazionale: rinnovando la tradizione del “focone”, al centro della piazza, si diede alle fiamme una pira enorme di legna verde e di arbusti secchi.

Gli svizzeri furono entusiasti a tal punto che, solo qualche settimana dopo, erano raddoppiati: scrivendo ad amici e parenti raccontarono loro che a Cesenatico … si stava quasi meglio che a casa.

La verità è che Cesenatico aveva capito la psicologia del turista: grazie ad una attenta collaborazione fra l’Ente del Turismo, gli Albergatori, i Ristoratori e l’Azienda di Soggiorno gli ospiti rimpiangevano permanenze più lunghe e … era necessario un viaggio di ritorno.

Ed ora permettetemi una piccola riflessione: perchè tutta questa storia è così poco documentata?

Perchè agli anni che hanno visto Cesenatico protagonista di quelle correnti culturali ed artistiche italiane che poi hanno fatto scuola nel mondo, non sono state dedicate doverose pagine e centinaia di immagini?

Perchè questi racconti, oggi,  sono solo nella vivida memoria di chi, quegli anni, li ha vissuti?

Io non so dare risposta a queste domande, tantomeno  sanno darsi spiegazioni Stefano ed Andrea Bartolini.

Quello di cui siamo certi è che, con questi articoli e con molti altri a venire, desideriamo dare a quegli anni la possibilità di non essere dimenticati.

Giorgia Lagosti